Mentre a Vienna “ si cambia musica” come ci riporta Leonardo Fiorentini, in Italia la musica anche cambia, ma in peggio. L’ennesima conferma viene dalla Conferenza Nazionale sulle dipendenze, la VII, di cui sono iniziati i lavori. Lasciati fuori dalla porta le associazioni dei beneficiari dei servizi e diretti destinatari delle politiche, insiema alla società civile e la riduzione del danno: tutti soggetti che tre anni fa, alla VI conferenza, erano stati invitati in quanto figure essenziali per una lettura del fenomeno. E’ allora leggittimo chiedersi : se gli esclusi di oggi erano partecipi protagonisti di ieri, le politiche sulle droghe a cosa fanno realmente riferimento?
Gli inviti per la VII conferenza nazionale sulle dipendenze sono state fatti. Non sembra ci sia spazio per incertezze, opportunità di altri inviti da
valutare. Tra l’altro, infatti, si sono già incontrati, un paio di volte. La prima, si apprende dal sito del Dipartimento Politiche Antidroga, è stata il 30 Gennaio 2025. Probabilmente era solo l’apertura ufficiale dei lavori. Come già detto per quello che sappiamo da qualcuno dei convocati, si sono incontrati già due volte. La conferenza nazionale sulle droghe è un atto stabilito dalla legge 309/90: la “legge stupefacenti”. C’è in tal senso un articolo, il n° 1 comma 15 che recita “ Ogni tre anni il Presidente del consiglio dei Ministri, nella sua qualità di presidente del Comitato Nazionale di coordinamento per l’azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope ..” ovviamente poi il legislatore pensò bene di stabilire chi dovesse essere invitato e quindi “ alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza”. La questione degli invitati non è cosa di poco conto: dalla Conferenza Nazionale escono analisi, valutazioni, linee di indirizzo, proposte di modifica delle stessa legge sugli stupefacenti. Insomma, basta infatti leggere come l’articolo di legge si conclude per avere contezza della portata in termini pratici della conferenza e quanto al fine degli esiti della stessa giochi un ruolo fondamentale chi viene invitato, chi cioè partecipa al tavolo dei lavori. Segue cosi infatti l’articolo “ Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa”. La precedente Conferenza, la VI convocata nel 2021, dopo ben dodici anni di mancata convocazione, portò alla stesura del PAND Piano nazionale dipendenze. Poi con il cambio di Governo si riazzera tutto : il PAND diventa carta straccia. Quello che medici, ricercatori, esperti, rappresentanti della società civile, quindi anche le persone con esperienza diretta del fenomeno, insomma tutto il lavoro, durato diversi mesi, che definì le linee di orientamento del piano nazionale dipendenze, non andava più bene e allora via: Governo nuovo conferenza nuova. Nel 2021 alla VI conferenza nazionale sulle droghe erano stati invitati, rappresentanti della società civile, associazioni che da anni si occupano di politiche sulle droghe, così come erano stati invitati rappresentanti della riduzione del danno, e anche ITANPUD APS, in rappresentanza delle persone che hanno o hanno avuto in ambito droghe esperienza in prima persona. Quest’anno invece no, non è stato ritenuto opportuno invitare la società civile che da anni si occupa di fare ricerca, informare, monitorare l’efficacia e l’efficienza delle politiche sulle droghe, realtà che ad esempio partecipano a livello Europeo al Civil Society Forum on drugs. Tantomeno la riduzione del danno, un LEA livello essenziale di assistenza, che quanto pare non è proprio tra gli argomenti dei lavori, i “tavoli tecnici” che costituiscono la conferenza vera e propria. Considerando quindi gli esclusi, i non invitati, stupisce ben poco non siano stati invitate, ne considerate, le associazioni di consumatori. Figuriamoci: sopratutto in Italia non è ancora pratica consolidata, in ambito droghe, fare quello che è più ovvio e giusto in termini di democrazia, cittadinanza, nonché buona pratica per erogare servizi efficaci ed efficienti: coinvolgere i diretti interessati. Nel 2021, in tal senso, sembrava di aver fatto un passo avanti. Oltre ad essere tra gli invitati alla conferenza, sui destinatari di politiche e servizi, vi era un’attenzione specifica. La questione della partecipazione attiva di coloro a cui le leggi si applicano e i servizi sono loro rivolti, era una della tematiche su cui si svolgevano i lavori. Ed è qualcosa che, dobbiamo riconoscere a livello locale sta timidamente dando i suoi risultati. Ma ora qui è invece importante comprendere il significato di questi inviti che non sono stati fatti, è importante comprendere che il mancato invito ai diretti interessati ha un suo significato ben preciso. Sono stati invitati i rappresentanti delle maggiori società scientifiche, quelle della sanità pubblica che si occupa di dipendenze, i SERD per capirci, e poi le comunità terapeutiche. Tutto questo, esclusi e invitati, tematiche messe in agenda, non suscita nessuna sorpresa tra gli addetti ai lavori. L’indirizzo politico di questo Governo lasciava intendere infatti, che la conferenza non sarebbe stata una conferenza aperta al pragmatismo, all’evidenza sociale e scientifica, al cambiamento di approccio al fenomeno droghe che sta avvenendo, seppur a macchia di leopardo e molto lentamente, nel panorama internazionale. Qualcosa però può essere utile ai fini di una crescita e cambiamento culturale in ambito droghe: infatti, come con la legge voluta dal Ministro Salvini di modifica al codice della strada ( punire, stavolta attraverso il codice della strada, chi usa sostanze, anche se lo ha fatto prima che teoricamente potesse incidere sulle capacità di guida) ancora una volta i cittadini hanno una possibilità. Quella cioè di prendere atto che le politiche sulle droghe, quando si basano su ideologia e punizione, non hanno come obiettivo la tutela della salute pubblica, il benessere dell’individuo, la sicurezza sociale. Sarà possibile, a conferma o meno di questo, vedere se e come le stesse realtà scientifiche e professionali che alla precedente conferenza hanno sostenuto alcune tesi sul da fare in ambito droghe, adesso diranno il contrario di quanto sostenuto solo tre anni fa. Certo che,a dire il vero, già sui grandi assenti, i non invitati, proprio le società scientifiche e della sanità pubblica avrebbero potuto far notare la gravità ai fini di un conferenza che intende perseguire realmente il mandato che la legge gli assegna. Come ad esempio non far presente che non si parla di riduzione del danno?. Perché tre anni fa la riduzione del danno aveva un ruolo ben preciso e affatto di secondo piano. Possibile, che addirittura un LEA, diritto esigibile del cittadino, quale è la riduzione del danno, nel giro di tre anni finisca di avere un ruolo sociosanitario e sparisca dall’agenda ? Che vuol dire? Sarà importante osservare questi comportamenti, prese di posizione, cambi di direzione, e portarli a conoscenza dei cittadini. La società scientifica che si occupa di droghe e salute pubblica sarà coerente o dirà che tre anni fa ha avuto una momentanea perdita di ragione? No, questi non sono affari loro come sembra voler dimostrare la modalità in cui la conferenza è stata organizzata: le politiche sulle droghe tanto dicono di un governo così come della società scientifica che al governo può portare evidenze, dati di fatto, indicare partner indispensabili come la società civile e le persone che suano droghe, e in tal modo orientare le politiche sulle droghe a muoversi in una determinata direzione. Chiudere le porte della conferenza alla società civile, alla riduzione del danno che opera a diretto contatto con chi agisce diversi stili di consumo, e chiudere quelle porte ai destinatari delle politiche e dei servizi è un po come dire che le politiche sulle droghe sono una questione riservata di un fenomeno che invece riguarda la società tutta a differenti livelli.
“In Norvegia, è un dato di fatto che le organizzazioni degli utenti e gli altri rappresentanti della società civile debbano essere ascoltati prima che venga adottata una nuova politica. Hanno anche un ruolo chiave nel dibattito sulla politica delle droghe. Questo non è il caso di tutti i paesi. Credo sia essenziale che la Norvegia e il Consiglio d’Europa, che si basa sui valori dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, sottolineino l’importanza di ascoltare coloro ai quali queste politiche vengono applicate”
Infine, riguardo la non considerazione dei destinatari delle politiche, cioè chi ha o ha avuto un’esperienza diretta del fenomeno, è significativo riportare quanto avvenne nel gruppo Pompidou. L’italia è attualmente alla presidenza del gruppo Pompidou, una piattaforma di collaborazione che “ sostiene i valori fondamentali del Consiglio d’Europa – diritti umani, democrazia e Stato di diritto – e cerca di bilanciare gli interessi della comunità in generale con la protezione dei diritti fondamentali dell’individuo nel rispondere all’uso di droghe e al traffico illecito di droga”. Nel 2018 la presidenza era della Norvegia, che mise al primo posto in agenda proprio la società civile e l’inclusione delle persone che fanno uso di droghe, Bent Høie: allora ministro della salute e dei servizi di assistenza, in una conferenza di chiusura del quatriennato di presidenza così spiegò quella scelta:“In Norvegia, è un dato di fatto che le organizzazioni degli utenti e gli altri rappresentanti della società civile debbano essere ascoltati prima che venga adottata una nuova politica. Hanno anche un ruolo chiave nel dibattito sulla politica delle droghe. Questo non è il caso di tutti i paesi. Credo sia essenziale che la Norvegia e il Consiglio d’Europa, che si basa sui valori dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, sottolineino l’importanza di ascoltare coloro ai quali queste politiche vengono applicate” Rispetto una conferenza che invece chiude le porte alla società civile e ai diretti interessati tutto questo si commenta da se. Sarà comunque interessante vedere la coerenza e l’etica professionale che avranno gli invitati alla conferenza, quanta memoria avranno su quanto detto e sottoscritto solo tre anni fa. In nome della democrazia dello Stato di diritto, e dei diritti umani questo Governo potrà forse ricordare l’orientamento dei suoi predecessori alla presidenza del gruppo Pompidou. E’ anche importante comprendere quanto tutto questo palese triste scenario, che smaschera la vera natura delle politiche sulle droghe quando fatte da chi ancora crede nella “guerra alla droga”, possa contribuire a una reale consapevolezza sociale su come il “fenomeno droghe” venga usato e manipolato politicamente.
Alessio Guidotti