Droghe e narrazioni: sappiamo e crediamo quello che ci vogliono far credere e sapere.

Giovedi 6 Febbraio ho avuto il piacere, in rappresentanza di Itanpud aps, di partecipare all’evento “Fame chimica : nuove droghe vecchie politiche” organizzato da Lavialibera e dal Gruppo Abele. Un’occasione straordinaria, per altro il focus dell’evento si annunciava perfettamente in linea con alcune tematiche oggetto di confronto tra noi soci. Ho accolto quindi con entusiasmo l’invito a partecipare anche per incontrare finalmente in presenza, alcun@ soc@ di ITanpud che, vivendo chi a Genova chi a Torino, il più delle volte ci incontriamo su zoom. L’incontro ( qui la registrazione) è stato davvero un’occasione per discutere riguardo l’attuale situazione del fenomeno “droghe” considerato dai diversi aspetti che ne determinano la complessità. Ero praticamente appena tornato, ancora rielaboravo l’interessante dibattito del giorno prima e mi arriva tramite social il suggerimento a leggere il numero appena uscito di Internazionale. L’invito a leggerlo arriva da Vanessa Roghi, storica, che ha scritto sull’argomento anche due libri (Piccola Città ed Eroina ) ed ha uno sguardo di ampio respiro sul fenomeno. L’invito lo ha fatto a me come ad altre persone che si occupano e interessano a vario titolo di politiche sulle droghe. Il numero di Internazionale lo avevo intravisto proprio in qualche edicola nelle stazioni ferroviarie in cui ero passato tornando d Torino;: Il titolo è “L’Europa sommersa dalla cocaina ” Il sottotitolo rimanda circa la quantità di questa droga ed anche alla violenza dei narcos. Poco dopo sempre sui social un contatto comune invia il link e cosi ho modo di leggere l’articolo di Internazionale: non è stato necessario arrivare alla fine per avere conferma di quello che pensavo, il titolo era tutto un programma. Finito di leggerlo però non ho potuto fare a meno di ripensare all’incontro di ieri. Organizzato dalla redazione di “Lavialibera” una rivista bimestrale che non ha certamente la notorietà e il numero di lettori di Internazionale, purtroppo non sta in bella mostra nelle edicole, purtroppo non ha la visibilità di Internazionale. Questo ha molto a che fare, più di quanto si possa credere, con la percezione che socialmente si ha del fenomeno in questione e cioè le droghe, il loro consumo, la loro diffusione. Anzi mi sento di affermare che la questione di quanto e come siano diffuse le differenti narrazioni abbia un ruolo centrale nell’enorme divario che c’è tra la realtà del fenomeno e la percezione che se ne ha socialmente. Sulle droghe la narrazione che ne viene fatta come fenomeno sociale, ha un ruolo determinante a livello delle politiche che vengono messe in campo per cercare di risolvere il problema, gestire il fenomeno, legiferare in materia così come programmare e progettare politiche socio-sanitarie. Fare un confronto tra Internazionale e La via libera, cioè tra il tipo di narrazione con cui è costruito l’articolo “ l’Europa invasa dalle droghe” e la narrazione che emerge dall’evento “Fame chimica” è un’occasione per riflettere oltre che sulle differenti narrazioni anche su come queste giochino un ruolo determinante nella costruzione delle politiche e dei servizi socio-sanitari.

Come ne parliamo, le parole che usiamo: il ruolo determinante della narrazione

Ma in fin dei conti cosa sono le narrazioni ? Per comprendere il ruolo determinante che hanno in un’ottica sociale ad anche politica dobbiamo pensare che queste “sono strutturate e utilizzate dagli individui per comunicare determinate comprensioni del mondo” (Shanahan, McBeth e Hathaway, 2011). Se si vuole fare un confronto allora è proprio su questo aspetto, ovvero quale è la comprensione che si vuole comunicare. Molto spesso in ambito droghe ci viene offerto in modo molto, ma molto, sensazionale, tutto l’aspetto legato alla cronaca dell’illegalità, del crimine. In generale le persone che hanno una conoscenza del fenomeno droghe non approfondita, direi nella media, è molto probabile che sappiano, o credano di sapere, più di come funzioni, ad esempio, il riciclaggio dei narcodollari piuttosto che cosa siano le convenzioni internazionali sulle droghe. Si è anche creato, in modo a mio avviso sbagliato ed utile al mantenimento del potere da parte di una certa narrazione, una sorta di livelli di competenze: il dibattito, le argomentazioni, sullo stile di quelle affrontate all’evento “ Fame chimica” appartengono a specialisti e professionisti del settore, purtroppo nel 2025 non è affatto difficile trovare ancora user stessi che la pensano così, ovvero che certi dibattiti siano da “esperti del settore” e non riguardano nemmeno loro, cioè chi le droghe le usa* declinando, in ambito droghe, il significato di esperienza a qualcosa che riferito a politiche e servizi, non riguarda chi le droghe le usa: insomma una grande vittoria del proibizionismo. La narrazione che emerge da un dibattito appunto di questo tipo, dove invece la nostra presenza come PUD ha un ruolo determinante, è costituita da elementi lontani dal “sensazionalismo crime” e all’orecchio plasmato dalla narrazione che io non ho problemi a definire narrazione proibizionista, che viene definita anche “narrazione dominante” insomma la nostra abitudine a un determinato tipo di narrazione oltre a farci pensare che alcune argomentazioni in ambito drugs siano da specialisti del settore, ci ha reso più difficile la comprensione di argomenti che sono prima di tutto determinanti per comprendere il fenomeno e spesso hanno una tensione narrativa di pari intensità a quelli di una crime narcostory. Insomma: superata la fase di fascino della malavita che certamente può andare oltre l’adolescenza, un cittadino mosso da una semplice volontà di comprendere un fenomeno delle società in cui vive, può assolutamente rimanere se non affascinato coinvolto da come ad esempio Susanna Ronconi spiega delle politiche internazionali, oppure di come si posiziona l’Italia negli ultimi decenni in ambito del dibattito Europeo. Insomma la narrazione che emerge dall’evento del 6 Febbraio a Torino, è una narrazione che dovrebbe essre maggiormente diffusa. Spesso non lo è perché si sviluppa ed emerge in contesti dannatamente ancora considerati da specialisti ed esperti del settore. Eì necessario prendere atto di come il fenomeno droghe viene percepito socialmnente e quanto questa percezione sociale sia poi determinante per avere il consenso di un tipo di risposta politica piuttosto che un’alltra. Se alla base c’è sempre una storia di narrazioni e di come le abbiamo subite e introiettate, quindi possiamo e dobbiamo prendere atto che diffondere alcuni saperi, ad esempio, può aiutarci a comprendere come sulle droghe non si è abituati a sviluppare alcune tematiche. Allora prendere atto che proprio da come “ce la raccontano” siamo condizionati e limitati nel pensare, sviluppare un pensiero critico e comprendere la realtà di un dato fenomeno. Succede con tutto, succede anche con le droghe. Però se siamo arrivati a quanto emerso nel dibattito “Fame Chimica” siamo in una situazione abbastanza particolare, dove le narrazioni sono arrivate a far passare per normale qualcosa che normale non deve essere. E’ l’ennesimo paradosso in ambito droghe infatti, che su una questione di salute pubblica chi ha a che fare con la salute e il benessere psicofisico, deve bussare alla porta per farsi sentire. Altro che normalità. Lo si può leggere chiaramente qui , una lettera spedita al sottosegretario Mantovano, in relazione al rapporto sulle tossicodipendenze, da parte di alcuni organismi di settore tra i quali alcuni rappresentativi di chi da decenni si occupa di ricerca, servizi, in ambito droghe illegali. Nella lettera ci sono varie puntualizzazioni su diversi argomenti, compresa la spiegazione di cosa sia realmente la riduzione del danno definita dal sottosegretario con delega alle politiche antidroga ” intervento rinunciatario”, ma la cosa sorprendente arriva verso la fine della lettera in cui si legge nel report nazionale non si dà conto del contributo delle Società
Scientifiche di settore, che da decenni offrono alle istituzioni nazionali e locali il loro contributo
specialistico sui molteplici aspetti complessi del fenomeno dei consumi e delle dipendenze.
Per il prossimo futuro si chiede un maggiore coinvolgimento delle nostre Società scientifiche da parte
del Dipartimento per le politiche antidroga e del Ministero della Salute, affinché la lettura delle
problematiche in continuo divenire e la messa a punto delle soluzioni di intervento più idonee possa
essere il risultato di un lavoro multidisciplinare e sinergico realizzato con i professionisti dei servizi del
settore
. E’ palese che qualcosa non va. Premesso: non ci stupisce più di tanto la totale assenza, in tutta la lettera, di un riferimento al coinvolgimento attivo delle PUD, in questa lettera le diverse associazioni dovevano preoccuparsi di difendere i loro interessi più stretti, inoltre tra i firmatari ci sta la FICT che si rifiutava di definirci persone, figuriamoci se poteva accettare di nominarci come protagonisti da coinvolgere ( a loro servono i “tossici” e i ” tossicomani”). Allora, fatta la dovuta premessa, l’invito che faccio nuovamente qui, come ho fatto a Torino durante l’evento, è un’invito a riflettere quanto sia palese che le politiche sulle droghe non abbiano come obiettivo la salute collettiva e il benessere psicofisico, nemmeno la cura in senso più ampio. Non è una supposizione: già la criminalizzazione del consumo dimostra quanto realmente interessi il benessere delle persone a chi legifera e definisce linee di indirizzo in ambito droghe, ma se la comunità scientifica che si occupa di droghe e servizi per le dipendenze, chiede di essere presa in considerazione dal Governo, le politiche sulle droghe il Governo in base a cosa le fa? IL Dottor Consoli, presidente della SITD, durante il dibattito a Torino ha ribadito che ” alla conferenza Nazionale devono invitarci di diritto perché lo dice lo stesso articolo di legge che istituisce la conferenza Nazionale“, Vero, l’articolo di legge dice proprio questo ma quello che viene da domandarsi è : perchè è in dubbio che voi, in quanto società del settore, siate invitati? Ma allora il fine ultimo della conferenza governativa sulle droghe che si terrà il prossimo Ottobre o Novembre a Roma quale è? Per comprendere come il fenomeno viene gestito politicamente, come vengono spesi quantità abnormi di denaro per tutto tranne che per realmente tutelare la salute pubblica, o ancora quali abnormi interessi economici sono in ballo e in che modo squallido vengono perseguiti mettendo non all’ultimo posto ma calpestando proprio la salute e i diritti umani di chi vive sulla propria pelle il fenomeno del consumo, e sia chiaro: non sto parlando dei “narcos” spietati e cattivi. Rinnovo l’invito: andate a leggere cosa la comunità scientifica che si occupa di dipendenze chiede al Governo ( nella persona del Sottosegretario con delega alle politiche antidroga) e poi verrà credo anche voi da chiedervi : ma allora le politiche sulle droghe che si fanno a fare? La droga non è una questione di salute pubblica? La pubblicità progresso del Governo non dice che la droga fa male alla salute ? e allora come mai chi si occupa di salute in ambito dipendenze, deve chiedere di essere considerato tra gli esperti in materia quando si decidono le politiche? Nel 2025 possiamo chiedere e chiederci di più come cittadini, come professionisti del settore, riguardo la gestione politica del fenomeno droghe? Possiamo e dobbiamo chiederci di più e quindi accedere ad informazioni, ragionamenti, narrazioni, che ci sono e che vengono fatte. Come, ad esempio, grazie a Lavialibera e il Gruppo Abele è successo a Torino . Certo bisogna non fermarsi alle informazioni e i “saperi” più a portata di mano e più sponsorizzati, di fatti in edicola in bella vista troverete Internazionale ma non Lavialibera. Però uno sforzo è necessario farlo se crediamo davvero alla necessità di un cambaimento: La Via Libera ha un sito internet, una rivista cartacea e on line. La narrazione dominante sulle droghe è dominante anche perchè più accessibile, più diffusa. Dobbiamo cercare noi come attivisti, operatori, riduzionisti del danno, di dare spazio a tutte le realtà che si occupano di riforma delle politiche sulle droghe e che hanno un’altra narrazione che quella propinata da Internazionale con le invasioni di droga ( è un mercato esiste da sempre e risponde alla legge della domanda e dell’offerta, non stupisce più di tanto dei narcos brutti e cattivi ( ci sono molti soldi in ballo, fame e ignoranza ).

I narcos brutti e cattivi? Mi stupisce ben altra cattiveria e schifezze agite da chi poi passa per paladino dei più deboli

Mi stupiscono ben altre schifezze in ambito droghe: come il fatto che nel 2025 esistono ancora i centri Narconon, la cristoterapia pagata con denaro pubblico, un mercato di servizi autoreferenziale che sotto la narrazione falsa del bene, del recupero delle pecorelle smarrite, del povero drogato, arrivi a commettere gesti squallidi, in nome degli interessi economici. Come ad esempio la storia oscena di un gruppo di comunità che cerca di bloccare la riduzione del danno in una regione Italiana perché i loro bilanci sono in rosso fregandosene che cosi facendo, una schiera di invisibili rimarrebbe senza servizi e punti di riferimento …magari l’obiettivo e far arrivare qualcuno a toccare il fondo cosi aumenteranno gli ingressi in comunità e i bilanci torneranno in attivo !! Certamente la narrazione dominante, quella appunto dell’Europa invasa dalle droghe, è anche favorita dall’assenza della nostra voce, ovvero di chi è destinatario di politiche e servizi. Un assenza sulla quale proprio all’evento di Torino ho fatto una riflessione. Valentina Mancuso è tra le persone che hanno fondato ITanpud, dotata di una capacità non comune di lettura dei fenomeni, ma soprattutto ha una particolare attenzione sulle questioni di genere legate all’ambito drugs. Da poco si è adoperata per creare proprio in ITANPUD uno spazio che dedichi attenzione ed energie sulla questione femminile e le tematiche di genere: ITANWUD.Io inizialmente non comprendevo la sua volontà di dare forza a questo aspetto, pensavo che siamo vittime del proibizionismo, tanto gli uomini come le donne cosi le persone non binarie….Con il tempo ho compreso meglio la questione delle differenze, delle necessità specifiche e mi sono sentito superficiale nel mio precedente percepire Valentina e le altre “ narcosister” magari un poco eccessive. L’altro giorno a Torino invece ho pensato che questa battaglia per sottolineare la questione di genere ha un’ulteriore importanza: quella di rivendicare il nostro essere corpi, identità, persone, maschi femmine identità non binarie, è una gran cosa per dell’umanità che è sempre stata resa astratta “ i tossicodipendenti”…ci hanno e ci classificano con uno stereotipo mentre parlano di inclusione dignità e lotta allo stigma. Allora la voce femminile nel dibattito per una politica sulle droghe che rispetti la persona i diritti umani, una voce che rimanda alle questioni di genere è di assoluta importanza per ribadire con forza il nostro essere persone, con le tante differenze e molteplicità, e non identità astratte. Certamente le cose stanno cambiando, ma la strada è lunga, ancora molta è la confusione riguardo il significato del coinvolgimento attivo delle PUD e della nostra presenza, servono più eventi sul modello di Fame Chimica, per altro gestito con professionalità e competenza da Elena Ciccarello, serve dare vita forma e spazio a una narrazione altra sdoganarla dal contesto dei tecnici e dei professionisti dove è stata ingiustamente relegata, e farla essere narrazione sociale ricca di competenze, saperi e un sano pragmatismo: preziosi strumenti per destrutturare la narrazione dominante e rendere evidente che la sua pochezza è anche soprattutto voluta per mantenere uno status quo con buona pace della salute, il benessere psicofisico e i diritti umani.

* : come ITANPUD APS consideriamo proprio questo uno dei più grandi paradossi nonchè fallimenti delle politiche sulle droghe e palese danno causato dalla cultura proibizionista, come si può parlare di lotta allo stigma, inclusione sociale, empowerment se nel 2025 ancora non è chiara socialmente e politicamente l’importanza del nostro ruolo?

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