Tra ambizione e speranza : la rete Elide a Milano vista sul web
Alessio Guidotti
L’incontro a Milano della rete Elide, è stata anche un’occasione per la rete delle associazioni della società civile che si occupano di riforma delle politiche sulle droghe, per “guardarsi intorno” e ri-sintonizzarsi per quel che riguarda un’alleanza, una comunione di intenti che, considerati i tempi, è più che opportuna e necessaria. Ho seguito l’evento on line grazie all’intelligente e apprezzabile idea dell’organizzazione che ha reso possibile la diretta: se davvero vogliamo cambiare la narrazione e la cultura sulle droghe dobbiamo rendere il più possibile fruibile la circolazione di quella narrazione che propone letture altre alla narrativa dominante ed anche il confronto tra le idee alla base della vecchia e della nuova narrativa. A Milano per ITANPUD APS era presente Maria Teresa Ninni, socia fondatrice ma anche rappresentante di tutto un percorso storico di attivismo delle persone che usano droghe. Tranne qualche messaggio scambiato tra alcuni di noi non abbiamo ancora avuto modo tra soci di avere un confronto e condividere suggestioni e idee in merito alla giornata, gli interventi, ma soprattutto sulla relazione finale di intenti sottoscritta dalla rete. Personalmente avendo seguito anche la fase di preparazione per la parte delle associazioni della società civile e degli enti del terzo settore che erogano servizi, la prima cosa che ho osservato è il grande impegno e la volontà da parte di tutti gli attori di esserci e mantenere viva la rete stessa. Sono stati ben 31 gli interventi tra relatrici e relatori, tra figure istituzionali e rappresentanti di vari enti del privato sociale. Il nostro obiettivo, direi parte costituente della nostra mission come associazione, è che si possa arrivare ad una rappresentanza certamente più nutrita delle PUD in eventi di questo tipo. Che su 44 interventi uno solo sia stato quello fatto da un’associazione di users è qualcosa che fa riflettere: rappresenta, in concreto e di fatto, l’attuale livello di effettivo coinvolgimento delle Pud nel dibattito sociale sulle droghe. Alcune delle PUD che sono in ITANPUD ad esempio, non si sentono ancora pronte per affrontare un discorso in pubblico, altre ancora hanno problema ad esporsi pubblicamente come consumatori. Sarà interessante vedere come sarebbe accolta a livello organizzativo, la richiesta di un maggior numero di interventi da parte di PUD, quando cioè saremo pronti ad entrare nel merito delle tante questioni che assolutamente vanno affrontate ed argomentate direttamente da noi PUD: speriamo di poterlo scoprire prima possibile e poter avere quindi maggiore rappresentanza degli users nel dibattito su ciò che le riguarda. In questa occasione ad esempio un rappresentante delle PUD per ogni panel tematico sarebbe stato segno di un passo avanti, passo avanti che dobbiamo fare.
Diverse letture ma obiettivi comuni
L’incontro del 24 è stato anche l’occasione per avere contezza che all’interno della rete Elide ci sono letture differenti sul fenomeno del consumo di sostanze: c’è chi ha un approccio più orientato alla malattia e chi ha una lettura invece di più ampio respiro. Avendo però in comune, pur partendo da approcci differenti, gli stessi obiettivi e cioè i principi fondanti la rete Elide, credo che sia un elemento di ricchezza della rete stessa anche questa molteplicità di approcci e letture. Sicuramente serve confrontarsi venendo ognuno da percorsi differenti, contaminarsi con narrazioni in grado di affrontare quella complessità che il fenomeno delle droghe porta con se. Certamente, e non è un caso, Pino di Pino di ITARDD, è in grado di esporre le tematiche centrali su cui la rete deve orientarsi e allo stesso tempo, offrire a diverse letture interpretazioni più convergenti: ascoltare Pino parlare della relazione tra cittadinanza e governo del fenomeno, cosi come il sottolineare la necessità di una regia funzionale per quel che riguarda la pratica degli interventi sul territorio, è certamente un’occasione soprattutto per chi non ha ancora confidenza con i tanti elementi in gioco quando si parla di consumi, consumi problematici e interventi a differenti livelli.
Da parte delle figure istituzionali, quelle che hanno meno confidenza con una lettura di ampio respiro del fenomeno, ho constatato il tentativo e la volontà per lo meno di “affacciarsi” su sentieri che partono da differenti approcci. Era comunque ambizioso l’obiettivo di un panel come il secondo che intendeva proporre “un approfondimento sul ruolo che le città possono svolgere nel facilitare il dialogo tra operatori della RdD, forze di polizia e il coinvolgimento di comitati di cittadini “. Credo che si possa immaginare un’impostazione simile per dei laboratori che hanno come obiettivo impostare linee di indirizzo operativo per pratiche urbane di governo del fenomeno. Effettivamente ambizioso è stato tutto il programma della giornata, poco meno di 10 minuti a intervento hanno consentito una pluralità di voci ma forse poca possibilità di approfondire questioni più complesse. Certamente sono importanti anche i report istantanei di una determinata realtà, cosi come gli intenti, da parte di alcuni attori istituzionali ad adoperarsi per raggiungere pratiche di gestione del fenomeno che si ispirino ai principi fondanti della rete Elide. Non sono mancanti momenti interessanti di confronto anche a distanza, mi viene in mente quando il Dott. Paolo Jarre, ha “ammesso” di non vedere la dipendenza come una malattia a differenza di un medico, di cui non ricordo il nome, intervenuto poco prima di lui.
La questione sfiorata dei LEA
L’ultimo panel, quello dove eravamo presenti come ITANPUD APS; doveva entrare nel merito dei LEA e “promuovere una discussione sull’individuazione di qui processi che è necessario attivare per l’implementazione e l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) della Riduzione del danno, con un focus su proposte operative per la scrittura e l’adozione di standard, coinvolgendo operatori sanitari e decisori politici”. L’argomento è stato affrontato con diversi relatori, a mio avviso Lorenzo Camoletto si è avvicinato un po di più alle questioni davvero spinose delle faccenda ma la questione centrale, o una delle questioni centrali, credo sia rimasta un po nell’ombra. I LEA sono prestazioni e servizi sanitari, nel caso delle Riduzione del danno ancora non c’è chiarezza su quali siano nello specifico le prestazioni, solo la Regione Piemonte se ben ricordo ha normato, con un atto amministrativo, quali sono le prestazioni della RDD. Ma sicuramente immaginare un servizio di RDD che funziona con numero erogato di prestazioni a un tot di tariffa risulta difficile, Quali processi allora e come si stanno avviando? La questione dei LEA ovvero della RDD come LEA non sembra affatto semplice e sarebbe a mio avviso opportuno venga affrontata in maniera strutturata dagli organi competenti istituzionali con tavoli di concertazione che vedano coinvolti i soggetti preposti all’erogazione così come i beneficiari. Insomma un processo ambizioso che forse la rete Elide potrebbe favorire.
Ambizione e speranza
In conclusione, nell’ultimo panel ho percepito ambizione e speranza, ma non solo, anche tanta bellezza nel ricordare anche in questo panel Massimo Oldrini, presidente Lila e socio fondatore di ITANPUD APS. La prima ambiziosa bellezza e speranza arriva da Lella Cosmaro che, oltre un delicato ricordo di Massimo, sottolinea con vibrante urgenza la necessità di recuperare il senso e il significato degli operatori pari, spariti o ridotti a lumicino in Lombardia e tutta Italia. Ancora Lella sottolinea l’importanza della voce di chi i servizi e le politiche le vive in prima persona cioè beneficiari e destinatari. Ringrazio ancora Lella qui dopo averlo fatto per messaggio a nome di tutti noi soci. Anche la nostra Maria Teresa da speranza e ambizione perché, dice, dobbiamo passare da rivendicare la nostra presenza a spiegare e far comprendere perché è importante: Maria Teresa elenca alcuni dei motivi per cui la nostra presenza ha senso e significato. Ma, e questo lo aggiungo io, la strada è lunga, il sistema della cura delle dipendenze è ancora troppo zavorrato dal proibizionismo culturale, se parole come inclusione e lotta allo stigma avessero maggior forza di potere e interesse dovrebbero essere le istituzioni e chi eroga servizi i primi a volerla e incentivarla la presenza delle PUD nei servizi come nei processi decisionali : è un processo culturale e ci vorranno anni. Maria Teresa inoltre più volte sottolinea che ITANPUD è nata da una storia come a voler dire che questa storia ITANPUD APS deve continuarla avendo raccolto e provando a raccogliere voci e contesti diversi ma uniti dal desiderio di cambiare la narrazione sulle droghe e chi le usa e, cosi facendo mettere davvero, concretamente, la persona al centro,: vogliamo provare a farlo, lo abbiamo fatto lo stiamo facendo definendoci espressamente con l’acronimo PUD per rivendicarci come soggetti politici all’interno di un processo politico e per combattere realmente lo stigma. Ho visto invece nelle parole del Dottor Alfio Lucchini oltre che ambizione e speranza, anche una promessa ovvero quella che, alla prossima conferenza Governativa sulle droghe, annunciata per Ottobre Novembre a Roma, andrà evidenziato l’inutile danno che il ritorno a politiche repressive e l’evidente passione punitiva di questo Governo fa solo danni e non serve a nulla se si pensa davvero alla salute pubblica “ ci faremo sentire” chiosa il Dottor Lucchini. Speriamo bene si facciamo sentire anche loro come medici, nel dire che proibire e punire fa male alla salute. Infine Susanna Ronconi e il Dottor Jarre illustrano un futuro ambizioso e possibile ma quando non si sa: ovvero uno studio/ricerca sulla fattibilità delle sale del consumo sicuro. Bello e certo di livello come ricerca, stiamo parlando di due grandi esperti non ci si poteva aspettare altro: anche qui tanta ambizione e speranza.
Susanna Ronconi presenta la ricerca sulle DCR