Viterbo, capoluogo di provincia nel Lazio, 66 mila abitanti. Sessantasei km circa da Roma, con un’ora e mezza di treno o corriera sei nella Capitale. Pendolarismo di ogni tipo tiene giornalmente affollate le tratte compresa quella delle automobili. Le notizie di cronaca locale riportano della morte di due persone sesso maschile, 40 e 50 anni. Nell’arco di tre giorni due morti. Ci sono fondati motivi siano decessi causati dall’eroina. Questo è quello che si apprende dalle notizie di cronaca. Paolo Auriemma, procuratore capo, ha diffuso un comunicato stampa per rendere edotta la cittadinanza che “a tutela dell’intera collettività, rendere pubblica la notizia che l’ufficio sta svolgendo attività di indagine in relazione alla diffusione di sostanze stupefacenti nella provincia di Viterbo, che potrebbero risultare dannose e forse anche “letali” per la salute degli assuntori”. .
Da alcuni mesi ITANPUD APS insieme a un gruppo informale “Gruppo Dal Ponte” ha dato avvio a un progetto le cui finalità sono molteplici. Il progetto è nato tra consumatori, sviluppatosi tra il gruppo informale Dal Ponte e ITANPUD APS, per poi trovare un riferimento in due servizi di Riduzione del danno che operano da oltre 15 anni tra Roma e Provincia, inoltre stiamo provando la collaborazione con un’altra realtà fuori dal Lazio. L’idea iniziale era mappare, attraverso una serie di strumenti, la qualità dell’eroina in strada, compresa la possibile presenza di sostanze dannose se non letali. La questione di base da argomentare qui è che un iniziativa di questo tipo ha una divergenza molta ampia, tra chi il progetto ha sentito la necessità di avviarlo, tra chi ne gioverebbe e chi potrebbe farlo funzionare con risorse più significative. Molto probabilmente un attività di monitoraggio della sostanza, fatta in modo realistico, fatta con un modello di lavoro che si sviluppa orizzontalmente, ma soprattutto fatta su proposta e con il pieno coinvolgimento delle persone che quella sostanza la usano, ecco tutto questo non trova ancora abbastanza alleanze perchè la questione non è avvertita come problematica. Le istituzioni, cosi come i servizi, non ritengono valga la pena. Tranne quelli che con grande professionalità e anche impegno etico, si sono mostrati interessati e ci stanno supportando, altri non hanno ritenuto la situazione di un importanza tale da, perlomeno, avvicinarsi e capire meglio obiettivi e finalità che sono veramente interessanti nell’ottica delle promozione della salute, la tutela delle persone in condizione di marginalità. Ma tutto questo non basta, le situazioni relative alle droghe, ai consumi più marginali e a rischio sono ritenuti allarmanti quando i morti aumentano, e l’allarme sociale si alza. I morti rompono un equilibrio.
E’ qualcosa che ha a che fare con l’orribile, in una società che si dice, si pensa, vuol essere “civile”, il fatto che serva morire per dimostrare che una data condizione è pericolosa.
Succede con le persone detenute , con quelle senza fissa dimora, con il disagio psichico che ti fa “scegliere” di vivere su una panchina, con accanto e sempre appresso buste, zaini, coperte insomma tutti i tuoi averi: se su quella panchina ci muori, perchè la tua “scelta” è sostenuta magari dal tasso alcolico che ti da anche una illusione di calore ma invece si gela, ecco allora ci si accorge che c’è un emergenza freddo. I morti svolgono questa funzione di campanello, un promemoria praticamente. Più si va verso la marginalità silente, con scarso o nullo potere contrattuale, più serve morire per evidenziare una situazione sulla quale intervenire. Intervenire possibilmente prima che si muoia ancora. Funziona proprio in questo modo. Noi siamo certi che se i morti per droga aumentassero troveremmo qualche alleanza in più, oppure qualcuno con più potere economico, contrattuale che proverebbe a fare la copia del nostro progetto. Ma non moriamo abbastanza e allora mappare la qualità dell’eroina, controllare tipologia di taglio, monitorare malesseri e reazioni particolari, attuare in questo modo una nuova mappatura anche della necessità reale di alcuni servizi in grado di coprire territori totalmente scoperti, dove è assente proprio la cultura della riduzione del danno portarla quindi in fasce di popolazione che hanno altri tipi di necessità e spesso nemmeno li conoscono i servizi. Ecco tutto questo non è troppo interessante se non ci sono abbastanza morti.
immagine tratta da https://getyourdrugstested.com/alerts/
Come in un calcolo macabro ci troviamo a pensare che non moriamo abbastanza da far uscire tutti quanti, tranne noi che siamo a rischio di morire, da una sorta di “zona di comfort” dove tanto muore qualcuno ogni tanto e quindi non è necessario fare chissà cosa, e tutto può continuare cosi com’è
. A volte le celebrazioni di alcune morti hanno per alcuni di noi uno strano effetto: da una parte tengono viva la memoria di qualcuno e questo è di una importanza unica per chi con la persona defunta ha un legame di affetto nella memoria, allo stesso tempo fa rabbia sapere come quella morte che poteva essere evitata, possa avere un valore in quanto evento tragico e quindi abbia potuto portare attenzione su particolari situazioni. Questo fa un po pensare al sacrificio ed è aberrante. Cosi come l’idea che per droga, di overdose o di malesseri droga correlati, non si muore abbastanza da far destare preoccupazione a livello tale da mettere in campo gli interventi che quelle morti avrebbero potuto evitarle. Come in un calcolo macabro ci troviamo a pensare che non moriamo abbastanza da far uscire tutti quanti da una sorta di “zona di comfort” dove tanto muore qualcuno ogni tanto e quindi non è necessario fare chissà cosa, e tutto può continuare cosi com’è.