Cosa significa veramente “esperienza vissuta”?

articolo di JULIAN BUCHANAN & OSCAR GRAHAM per FILTERMAG pubblicato il 12 Novembre 2024 tradotto e adattato in Italiano da ITANPUD APS 15 Novembre 2024qui l’originale

I policymaker spesso non riescono ad ascoltare le persone alle quali le “policy” sono rivolte, rendendo impossibile quindi comprendere le loro esigenze. “Niente su di noi senza di noi” è stato giustamente a lungo un principio nella riforma della politica sulle droghe e dei movimenti per la riduzione del danno. Negli ultimi anni, è stato bello vedere più agenzie e istituzioni rispetto a prima riconoscere questa omissione di base e iniziare a invitare persone con “esperienza vissuta” a partecipare allo sviluppo delle politiche, cosi come alla ricerca e alla fornitura di servizi.

Chiaramente, tuttavia, ci sono, anche tra organizzazioni che pretendono di essere guidate da pari, rischi di tokenismo ( cioè l’utilizzo della partecipazione degli users da parte di chi vuole solo apparentemente essere inclusivo n.d.t.) o di inviti altamente selettivi, . Questo solleva questioni particolari che meritano di essere esplorate. Cosa dovrebbe significare effettivamente “esperienza vissuta” nel campo dell’uso di droghe?

Il semplice fatto di aver fatto uso di droghe proibite può essere certamente un'”esperienza vissuta” ma insufficiente, se una persona non ha anche un’esperienza diretta del proibizionismo .

Potrebbe significare che una persona, a un certo punto della sua vita, ha usato regolarmente droghe psicoattive. Il problema è che, vista in questi termini, questo vale praticamente per tutti noi. Molti di noi però non riterrebbero i consumatori di droghe regolamentate come l’alcol o la nicotina “qualificate” per partecipare al dibattito intorno alle droghe vietate dallo Stato.

L’esperienza vissuta dell’uso di droghe legali non è equiparabile a quella di droghe illegali. la differenza riguarda l’impatto del proibizionismo stesso. In termini di rischi intrinseci infatti non c’è distinzione evidente tra farmaci approvati dallo stato e quelli proibiti.

Ma questo anche è il motivo per cui il semplice fatto di aver usato droghe proibite può essere un'”esperienza vissuta” insufficiente, se una persona aldilà del consumo, non ha l’esperienza vissuta del proibizionismo.

Molti consumatori di droghe in particolare bianchi e più ricchi, , non hanno questa esperienza. Perché in tutto il mondo, la guerra alla droga, sin da quando fu espressamente dichiarata, ha preso di mira strategicamente le comunità povere, le persone di colore, gli indigeni e molti altri gruppi emarginati.

Per prendere uno degli innumerevoli esempi globali, un neozelandese Māori che fa uso di droghe è molto più probabile che rispetto un consumatore bianco abbia subito direttamente un numero qualsiasi di danni causati dall’applicazione del proibizionismo. Questi includono l’essere frequentemente fermati e perquisiti, l’essere arrestati e incarcerati, l’essere minacciati di perdere i propri figli o la propria casa, la negazione del lavoro o dell’assistenza sanitaria; e di essere sottoposti a trattamento obbligatorio.

Queste violazioni dei diritti umani non sono esperienze universali tra le persone che fanno uso di droghe proibite, ma in molti contesti dovrebbero essere considerate una componente necessaria dell'”esperienza vissuta”.

Le persone che usano vari tipi di droghe non necessariamente si mescolano molto, né necessariamente condividono molto in comune

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Anche l’uso di droghe è, ovviamente, lontano dall’essere un’esperienza omogenea. Le droghe proibite vanno dai depressivi agli stimolanti, agli psichedelici e altro ancora. Queste differenze sono sottolineate da forme di “elitarismo della droga”. Alcuni che usano cannabis o funghi psilocibinici dipingono le loro droghe “naturali” come migliori delle sostanze sintetiche. Alcuni che amano l’MDMA o l’LSD chiedono che le loro droghe “che non creano dipendenza” siano legalizzate, ma tracciano una linea di demarcazione con la metanfetamina o l’eroina a causa del potenziale di dipendenza. Alcuni che iniettano steroidi per aumentare la massa muscolare possono risentirsi di essere associati a persone che iniettano altri farmaci. L’elenco potrebbe continuare.

Le esperienze vissute di uso di droghe spesso si riferiscono a contesti molto specifici. Le persone che usano droghe proibite per automedicare condizioni come la SM, l’ADHD, l’epilessia o l’autismo possono avere esperienze profondamente diverse dagli altri. Le persone che usano droghe proibite come foglie di coca, kava o ayahuasca per impegnarsi in pratiche culturali o religiose avranno motivazioni ed esperienze molto diverse.

Chi ha sempre fatto uso solo a scopo ricreativo può comprendere adeguatamente una persona il cui uso ha comportato diversi problemi nella sua vita ?

Anche tra le persone che usano la stessa droga nella stessa cultura, la relazione personale con quella droga può variare notevolmente da persona a persona nonostante sia la stessa sostanza ed anche il contesto culturale sia lo stesso. Chi ha sempre fatto uso solo a scopo ricreativo può comprendere adeguatamente una persona il cui uso ha comportato una lotta a lungo termine intorno al suo consumo e quanto questo consumo ha impattato sulla sua vita?

Questo riassunto incompleto ha lo scopo di evidenziare l’assoluta diversità di ciò che può significare “esperienza vissuta”. Questo dovrebbe portarci a fare alcune importanti riflessioni.

Un’altra distinzione è tra esperienza ” avuta/passata” e ” attuale/presente”. Fino a che punto, ad esempio, una persona che si identifica come dipendente e che ora si definisce come “pulita”( qui in Italia è spesso in questo caso usato “ex” n.d.t.) può informare in modo significativo i servizi guidati da pari per le persone che attualmente fanno uso di droghe?

Alcuni (anche se non tutti) che si riferiscono a se stessi come “puliti” possono essere evangelici nella loro convinzione che l’unico modo in cui le persone possono ottenere aiuto è smettere di drogarsi. Come pari, affronterebbero quindi lo sviluppo delle politiche e l’erogazione dei servizi in modo molto diverso da un’altra persona con esperienza vissuta, che crede nella possibilità di sostenere l’uso continuo di droghe attraverso la riduzione del danno. In tutti i ceti sociali, tutti corriamo il rischio di proiettare le nostre esperienze e soluzioni personali sugli altri.

Questo riassunto incompleto ha lo scopo di evidenziare l’assoluta diversità di ciò che “esperienza vissuta” può significare per una vasta gamma di gruppi contrastanti. E se lo riconosciamo, dovrebbe suscitare alcune importanti riflessioni.

In primo luogo, è fondamentale operare con la consapevolezza che l’inclusione di una o più persone con “esperienza vissuta” non è un termine generico, quando le esperienze in questione possono differire sostanzialmente da quelle che si trovano nella posizione migliore per fornire conoscenza e intuizione al compito da svolgere.

In secondo luogo, lungi dal minare il valore della rappresentazione dell’esperienza vissuta, il riconoscimento della sua diversità dovrebbe indurci a raddoppiare i nostri sforzi. Quando le esperienze vissute sono così diverse, è solo attraverso l’inclusione di molte persone diverse che possiamo sperare di coinvolgere una gamma significativa di esperienze, conoscenze, valori, convinzioni e prospettive.

In terzo luogo, l’enorme diversità delle esperienze vissute può talvolta limitare la gamma rappresentata in un determinato progetto. E questo solleva domande impegnative sulla misura in cui le persone di un gruppo possiedono la conoscenza, l’intuizione e l’empatia per comprendere e rappresentare adeguatamente i bisogni di un altro, la misura in cui “devi essere uno per conoscerne uno”.

“Niente su di noi senza di noi” inizia con l’inclusione dei più esclusi.

Tutti questi pensieri dovrebbero influenzare le decisioni su chi dovrebbe essere considerato “pari” in contesti diversi; chi rappresentano e, soprattutto, chi potrebbero avere difficoltà a rappresentare. Un’organizzazione che cerca di legalizzare e regolamentare le droghe, ad esempio, dovrebbe certamente cercare colleghi con esperienza non solo dell’uso di droghe proibite, ma anche dell’impatto continuo dell’applicazione del proibizionismo.

Tutti i diversi gruppi di persone che fanno uso di droghe hanno bisogno e meritano di essere ascoltati e rappresentati. Ma crediamo che le persone che hanno sofferto di più a causa della guerra alla droga – principalmente persone che hanno vissuto incarcerazione e vivono bisogni essenziali insoddisfatti, cosi come persone di colore, indigeni, persone con esperienze di povertà, – dovrebbero essere i primi a sedersi al tavolo.

“Niente su di noi senza di noi” inizia con l’inclusione dei più esclusi

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