Presidio a sostegno delle detenute e dei detenuti del carcere di Rebibbia

Come associazione di persone che usano droghe noi di ItaNPUD siamo ben consapevoli di come le stantie politiche italiane costringano tante e tanti in carcere, anche per leggi antiquate di questa guerra alle persone. Da anni l’Italia viene richiamata da diversi organismi e osservatori internazionali per il mancato rispetto dei diritti umani basilari all’interno delle nostre carceri. Le carceri, un luogo in cui la pandemia ha solo peggiorato le cose, dove la realtà è così insopportabile che tante e tanti detenuti hanno partecipato alle rivolte di marzo. Questa pandemia non ha fatto altro che illuminare le profonde crepe insite nel tessuto di questa società, dove marginalizzazione e discriminazione sono le protagoniste.
Per questi e altri motivi, alle 10,30 del 31 dicembre ci aggregheremo al consueto appuntamento annuale di Radio Onda Rossa presso il carcere di Rebibbia, per un presidio e un saluto di solidarietà alle detenute, ai detenuti e alle loro famiglie. Per l’occasione leggeremo il seguente comunicato.

ItaNPUD è una rete di consumatori e consumatrici di sostanze psicoattive che si battono per la tutela dei diritti delle persone che fanno uso di sostanze. ItaNPUD fa parte di una rete di organizzazioni di consumatori e consumatrici con cui condivide gli stessi principi a livello globale.

ItaNPUD nasce dal bisogno e dall’urgenza di reagire all’oppressione e alla violenza che subiamo quotidianamente, e all’attacco sistematico alla nostra dignità e alla dignità di tutte e tutti i consumatori. Noi Riteniamo che ciò sia una delle conseguenze dirette delle politiche proibizioniste e punitive, che rigettiamo integralmente.

Siamo contro il proibizionismo e le narcomafie che alimenta. Combattiamo lo stigma, il pregiudizio cui sono sottoposti tutte e tutti i consumatori di sostanze, le donne ancora più pesantemente.

Oggi, in piena emergenza pandemica, noi della rete europea delle donne e degli uomini che usano droghe, siamo qui per esprimere la nostra vicinanza a chi è privato della libertà, nei padiglioni psichiatrici per un tso, nelle rsa dove sono confinati anziani e disabili, nelle carceri, nei CIE, tutti luoghi dove una società incapace di colmare le disuguaglianze, di dialogare con le diversità, sono diventati i ricettacoli di ciò che viene definito devianza, di volta in volta, secondo le convenienze stabilite dall’ortodossia imperante.
Luoghi di esclusione e di abbandono che durante la pandemia hanno mostrato tutta la loro violenza nella repressione delle inevitabili proteste spontanee e di cui donne e uomini sono ora chiamate a pagare il conto di una magistratura sorda alle sofferenze patite.

Siamo qui oggi per dare sostegno alle detenute e ai detenuti nel carcere romano di Rebibbia, e per supportare i parenti che subiscono anche loro il peso del carcere. E ricordiamo che una forte percentuali di detenzioni riguarda reati connessi al consumo di sostanze, il risultato delle politiche proibizioniste che pur avendo fallito su ogni fronte esprimono un sistema di oppressino e violenza che va oltre il consumo di droghe, un sistema che invitiamo tutte e tutti a denunciare e a combattere.

Ci siamo stancati di delegare a grandi professori o specialisti le nostre vite e il nostro diritto di consumare o curarci come meglio vogliamo.

Riteniamo che di per sé il carcere sia una delle tante sconfitte di questa società e che queste mura non dovrebbero esistere. Ma purtroppo con i muri ci facciamo i conti tutti i giorni.
Non perdiamo la determinazione di sfondarli.

Ciao Salvo
e grazie a Radio Onda Rossa

Niente su di noi senza di noi!

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