Abbiamo scritto al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Dott Mantovano e alla segreteria del Dipartimento politiche antidroga. Gli abbiamo scritto che non averci invitato, non aver reso tutti noi parte del dibattito, è qualcosa che compromette il senso stesso della conferenza. E ancora, in un’ottica di cittadinanza, diritti umani, non verci invitato significa molte cose riguardo come questo Governo si approccia al fenomeno droghe. Ma ancor prima, volendo dare alla conferenza il suo reale significato, non aver invitato noi users e tutta la società civile è un gesto molto grave che ha un significato ben preciso.Proprio pensando a cosa significhi la nostra assenza, nostra e di altri attori fondamentali presenti come noi alla conferenza di tre anni fa ho pensato che…..
La conferenza Nazionale sulle droghe, disposta di legge ogni 3 anni, è stata convocata come fosse un affare riservato tra pochi intimi. Possibilmente tutti sulla stessa linea, tranne probabilmente quando si parla di quattrini : qualcuno lamenterà essere pochi quelli che gli vengono assegnati. Certo lascia ben sperare la presenza del CNCA. Sulle politiche delle droghe il coordinamento nazionale comunità accoglienti ha posizioni che guardano la civiltà, la scienza e i diritti umani, posizioni quindi che mettono in discussione approcci punitivi e repressivi. Riguardo il significato dell’assenza di tutte quelle realtà che invece nel 2021 erano ben presenti, potrei continuare a scrivere esponendo quello che, non solo noi di ITANPUD APS, ma molti altri protagonisti della società civile, hanno denunciato ed evidenziato. Sottolineandone il vergognoso e preoccupante significato. Qualcuno che già ha letto riguardo la conferenza a porte chiuse, o sa della vicenda, conosce bene anche la nostra idea: a differenza della precedente conferenza, quella del 2021, dove partecipammo attivamente ai lavori, questa è perfettamente in linea con l’orientamento di questo Governo. Non invitare i diretti interessati, non invitare la riduzione del danno la società civile ha un significato ben preciso: non considerarci. A sua volta non considerarci, ha un ulteriore preciso significato, non considerare la necessità di un confronto, di confrontarsi cioè con chi sulle politiche in questione può muovere critiche e osservazioni, portare punti di vista altri, cosi come non considerare i diretti interessati, cioè coloro ai quali le leggi vengono applicate, come diceva Bent Høie, ministro della salute norvegese, ecco tutto questo appunto ha un significato ben preciso. Io se fossi sicuro che questo significato venisse compreso, elaborato, da ogni cittadino, quasi mi verrebe da dire ” hanno fatto bene”. Hanno fatto bene a non invitare la società civile, noi users e la riduzione del danno. E ancora hanno fatto bene a inventarsi una droga, il CBD, che è scientificamente dimostrato non abbia principio drogante, non è una droga insomma. Eppure l’hanno equiparata a droga, hanno messo per strada un intero settore imprenditoriale, cioè li hanno equiparati a dei narcos. Ma in nome di cosa? Della salute pubblica? Assolutamente no, qui di scienza e di salute, di cura, non c’è assolutamente nulla. Ecco quando penso a un cittadino qualsiasi che cerca di comprendere il senso delle politiche sulle droghe, che nel 2025 comincia a sentire stretto il ragionamento proibizionista, un cittadino che non ha mai fumato nemmeno uno spinello, ma intuisce ci sia, in queste leggi sulle droghe, qualcosa di poco chiaro. Ecco insomma immagino quel cittadino e penso che si, magari hanno fatto bene: a far vedere che a loro poco importa di confrontarsi con la società civile, poco importa di prendere atto che il CBD non ha principio drogante, poco importa della salute di chi si ritrova dall’oggi al domani sanzionabile in quanto assuntore di droga che droga non è. Poco importa che quell’accanimento punitivo di cui sono fieri, è dimostrato sia fallimentare. Tutto questo è la palese dimostrazione che dietro le loro scelte politiche non ci sia affatto la tutela della salute pubblica, l’attenzione e la cura per chi è in condizioni di fragilità, tantomeno la volontà di preservare i ” nostri ragazzi” ( termine abusato e logoro in ambito della pseudo- prevenzione) dai rischi dell’uso di droghe: niente di tutto questo. Allora pensavo che ben venga l’invenzione di una droga e la conferenza a porte chiuse: si mostrino per come realmente sono. Ora è il cittadino che deve guardare con lucidità e trarre le dovute conseguenze: le politiche sulle droghe non hanno nulla a che fare con la realtà del consumo di droghe, e osservando bene le azioni di queste politiche sulle droghe chiunque ha l’occasione per prenderne atto. Se fosse questo il prezzo da pagare per una grande consapevolezza sociale forse varrebbe la pena pagarlo? Ma in fondo poi …la verità è che c’è un prezzo ben più alto. Lo paghiamo da decenni. Ma la consapevolezza sociale è ancora lontana e il mio è solo un pensiero leggero, ironico, che faccio forse per attenuare l’amarezza e la rabbia. Quello che questa deriva proibizionista mi provoca. Non sono certo l’unico: anzi sapere che siamo una comunità sparsa in tutto il mondo, consapevoli di questo abuso e grande inganno chiamato proibizionismo è una cosa che da forza e fa sentire meno soli. Dico quindi con ironia che hanno fatto bene a fare una conferenza senza critica, a inventarsi una droga illudendomi che tutto questo sia la goccia che fa traboccare il vaso. Illudendomi che davanti questa ennesima arroganza del potere, questo agitare lo spettro della droga per raccogliere consenso o forse per più oscuri interessi, ci sia una sorta di presa di consapevolezza collettiva e che aumenti in modo significatvo il numero di cittadini che hanno compreso quale colossale raggiro, dannoso per la salute pubblica, sia l’agire proibizionista. La verità è palese, davanti ai nostri occhi, ma proprio la cultura proibizionista nella quale siamo cresciuti ci rende miopi.
Alessio Guidotti