Dallo slogan all’azione : un impegno per l’anno che sta arrivando

Si chiude un 2021 dove in ambito riforma delle politiche sulle droghe sono successe molte cose, non parlo del sempre troppo statico agire politico in tal senso, non ci sarebbe moltissimo da dire. Ovviamente, prima di approfondire alcune delle tante cose successe va menzionato il referendum e la raccolta delle firme per farlo. E’ senza dubbio qualcosa di politico, di forze politiche che si sono impegnate, tutt’altro che statiche. Il referendum è sicuramente importante per quello che qui interessa perché il numero e la velocità con cui sono state raccolte le firme è indicativo di una volontà di cambiamento. Non credo, come alcuni antipro cannabici che si debba solo e soltanto partire dalla cannabis perché “non siamo culturalmente pronti”, a me questo modo di pensare sull’antiproibizionismo non piace affatto. E a proposito una delle tante cose successe in ambito riforma politiche sulle droghe è anche che si è palesato a chi, in fin dei conti, non frega nulla di una riforma delle politiche sulle droghe, ma gli basterebbe un qualche straccio di legalizzazione e depenalizzazione cannabica e poi bon, potessero pure legnare gli altri “drogati”: credo che queste persone, poche perfortuna, abbiano una loro interpretazione singolare del termine antiproibizionismo. Nel 2021 abbiamo visto le solite campane suonare non appena succedeva qualcosa che potesse, in qualche modo, anche dare solo l’idea che un cambiamento di queste “politiche sulle droghe” fosse possibile. Abbiamo visto, e sentito soprattutto, politici indignarsi per la delega alle droghe alla ministra Fabiana Dadone: si preoccupavano i vari proibizionisti che una ministra “antiproibizionista” si potesse dar da fare per mettere mano a quello scandalo della 309/90.Una legge che allo stesso Dipartimento politiche Antidroga, trovi persone che ti dicono andrebbe non riformata o modificata ma rifatta completamente. Tra le molte cose successe ci metterei anche questo: la mia personale “scoperta” che anche il DPA è altro da quello che può sembrare. C’è , anche nel mondo della riforma per le politiche sulle droghe, tanto altro di quello che può sembrare. Vale la pena mette tra le tante cose successe la conferma, se pur in modo indiretto, che le politiche sulle droghe, le nostre politiche sulle droghe, lo sanno in tanti che sono insensate, non funzionano, ma cambiarle è un enorme gioco politico. Ho avuto il privilegio, e vi dico anche perché lo considero un priviegio, di sentire con le mie orecchie che: la cannabis magari la legalizzano domani “ cosi si inizia a pensare alle cose serie” la 309/90 andrebbe rifatta da capo non riformata e rattoppata. L’ho sentito dire da una persona che non pensavo potesse dire certe cose, una figura istituzionale, e lo considero un privilegio perché queste parole le ho ascoltate in veste di presidente di ITANPUD e questo significa che, se si cerca un dialogo un confronto si scopre anche come realmente è complesso questo sistema che porta avanti una sbilenca, palesemente fallita “guerra alla droga”. Non voglio mettere tra le tante cose successe, le mie personali “ scoperte” avvenute durante i lavori della conferenza nazionale. Voglio però mettere tra le tante cose successe la conferma che le PUD, le associazioni di consumatori, possono e devono, alzare il livello di confronto di interferenza, soprattutto di consapevolezza. Se veramente miriamo a una rappresentanza diretta nel dibattito sulle droghe, se niente su di noi senza di noi non vuole essere solo uno slogan allora dobbiamo munirci di una serie di strumenti che ci consentono di crescere, individualmente e collettivamente, come attivisti come persone , come oppressi che vogliono concretamente adoperarsi per un cambiamento che prima di tutto, è culturale. Tra le tante cose successe, guardando le relazioni conclusive della conferenza, ma anche leggendo l’ultimo numero di “international Journal of Drug Policy “ , c’è sicuramente un dato di cui prendere atto.Adesso culturalmente si sta significando in un modo più di ampio respiro la presenza e il senso della presenza che le PUD hanno e possono avere che contesti dove viviamo. Nella conferenza e quindi nelle relazioni finali le PUD hanno sulla carta, un ruolo maggiormente riconosciuto. Sottolineo sulla carta perché credo che il punto cruciale di questo 2022 che sta arrivando debba essere il passaggio dalla carta alla realtà, dalla carta al reale e concreto “coinvolgimento delle persone che usano droghe nei servizi per la salute e nella definizione delle politiche”. Di fronte l’evidenza del fallimento della guerra alla droga, la considerazione che si palesa subito dopo è che, guarda un po, questa guerra prende di mira persone che usano droghe, e cioè un paniere di umanità variegato e molteplice che vede la studentessa, l’impiegato di banca l’operaio, l’operatore sociale il disoccupato, l’imprenditrice, insomma una moltitudine di persone che sono a rischio di vedersi privati di alcuni diritti per il solo fatto si introdurre nel proprio corpo ciò che vogliono, senza offendere nessuno, senza ledere la libertà di nessuno. Inoltre, si evidenzia , che tanto più una persona vive una condizione problematica legata al proprio stile di consumo, maggiormente quel sistema punitivo, sanzionatorio, si rivela dannoso e totalmente inidoneo al raggiungimento di un fine sensato. Tra le tante cose successe nel 2021 allora mettiamoci quel bel flyer nato nell’ambito del progetto i want to be peer, dove un servizio di riduzione dei rischi ( nello specifico il progetto Altrestrade) propone tra le card informative una in cui si argomenta sull’insensatezza se non quando il danno di punire chi usa droghe. E’ una gran bella cosa perché niente su di noi senza di noi parla di un coinvolgimento e di un protagonismo delle PUD, allora dargli la possibilità attraverso un servizio di RDR di esprimere un pensiero, prenderne consapevolezza, è un modo per metterlo in pratica quello benedetto slogan: i want to be peer nasce con quell’intento. Tra le tante cose successe nel 2021 c’è l’effetto che l aconferenza ha avuto all’interno della rete per la riforma delle politiche sulle droghe. Mi piace pensarlo come un crash test, dove associazioni, servizi pubblici e del privato sociale, insomma tutti, hanno avuto modo di verificare fragilità resistenze incongruenze. Sono cose di cui far tesoro se si vuole crescere e soprattutto se si vuole avere un ruolo reale nel percorso della riforma delle politiche sulle droghe. Credo che ognuno di noi, PUD, operatore medico del SERD, ricercatore, operatore bassa soglia, abbia dalle tante cose successe nel 2021 in ambito politiche sulle droghe fare una riflessione: quale è la mia parte per uscire dalla palude culturale del proibizionismo? Credo che aldilà delle specifiche azioni da portare avanti, determinate da ruolo, professionalità, possibilità, tutti dovremmo con abbastanza semplicità prendere atto che l’approccio oppressivo e punitivo ha favorito stigma esclusione sociale negazione di identità, diritto alla parola, o di noi stessi in quanto users oppure delle persone verso le quali, in virtù della propria professione ci si vuole “prendere cura” e cioè gli users o PUD come le si vuol chiamare. Sembra che su questo punto con varie sfumature la conferenza abbia se pu in modo indiretto sancito che non favorire non incentivare in concreto e di fatto il reale coinvolgimento delle PUD nei servizi e nelle politiche significa fare il contrario di quello che il mandato istituzionale, l’etica della propria professione richiede. IL 2022 a me sembra ci offra l’opportunità di agire, ci sono percorsi da intraprendere, revisioni da fare,anche reti e associazioni devono dirsi qualcosa dopo il crash a Guido ma soprattutto c’è da mettere in pratica quel niente su di noi senza di noi, c’è da una parte una necessaria presa di consapevolezza da parte delle PUD ma al contempo bisogna che servizi e istituzioni si aprano, favorendo la crescita individuale e collettiva delle PUD . I want to be peer è solo uno dei possibili modelli operativi, come ITANPUD credo di poter dire che esiste da parte nostra la volontà per contribuire a qualsiasi percorso di sviluppo concreto del niente su di noi senza di noi. Credo proprio che si il 2022 , sarà l’anno in cui si dovrà passare dallo slogan all’azione.

Alessio Guidotti

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