Fabio Cantelli, le droghe, l’approccio intellettuale e il giorno giusto per dirgli qualcosa

Proprio oggi 1 Novembre giornata mondiale dove si vuole celebrarel’importanza della comunità mondiale delle persone che usano droghe, leggo, un articolo di Fabio Cantelli Anibaldi. Cognome altisonante, conquista maggiore notorietà grazie alla docufiction SaNpa. Quella di Cantelli è una storia di tutto rispetto, come ogni storia umana che ha conosciuto profondita e sofferenze. Ma, a voler usare il suo stesso metro interpretativo e di lettura ( miope) della complessità, Fabio Cantelli Anibaldi oltre ad essere il vicepresidente del Gruppo Abele è un ex tossico, ripeto e sottolineo che sto usando un linguaggio che a me fa schifo ma al Cantelli, fine intellettuale, di formazione classica, è un linguaggio stigmatizzante al quale non è estraneo, ne disdegna di usare. Nel succitato articolo, che in data 28 Ottobre viene pubblicato su quel bel magazine che è La Vialibera, Fabio Cantelli Anibaldi, calpesta la dignità di chi oggi vive, ovviamente in modo diverso, quello che lui ha vissuto molti anni fa, ovvero usare droghe come eroina e cocaina. Quando non la condanna, snobba la riduzione del danno mentre da sfoggio di capacità intellettuali per proporre, probabilmente, una illuminazione salvifica dell’umanità volta a porre fine a quel fenomeno che da sempre interessa l’umana gente: assumere sostanze che alterano la percezione della realtà. Il filosofo Cantelli propone una lettura del fenomeno droghe con quell’intellettualismo che personalmente da qualche anno non digerisco più, ovvero, va bene fare sviolinate su simbologia delle droghe e del loro consumo, ma lui filosofeggia ed è talmente bravo con le parole che dice e si contraddice, “pensare”, egli afferma ” è riflettere sulle contraddizioni senza pretendere di risolverle”. Infatti lui è lontano dalla riduzione del danno perchè è pragmatica, mentre il suo pensiero è speculazione intellettuale allo stato puro. Non risolve nulla se non ipotizzare modelli di intervento sulle droghe irrealizzabili prima di tutto. Come quando il nostro ( pensi che brutto Dott. Cantelli se la definissi ogni volta ex tossico come lei definisce tossico o tossicomane la persona che usa droghe) invitato ad esprimersi sul referendum cannabis dice ” non firmerei: le droghe non vanno proibite non vanno concesse : vanno comprese” Che vuol dire? Leggendo il resto di quell’intervista si intende una sorta di prevenzione/educazione sulle sostanze, che però di fatto esiste se pur potrebbe essere migliorata e aggiornata ma questo è un’altro discorso. Ma la domanda rimane: Dott.Cantelli se non vanno ne proibite, ne normalizzate, che ci facciamo con queste droghe oltre che delle belle speculazioni intellettuali sopra? Ma sopratutto c’è da domandarsi: come mai Cantelli, attento e fine filosofo indagatore dell’umano sentire e dell’animo umano, che con delle iperbole dialettiche ne illustra l’ampiezza e la vastita e profondità, poi sulle persone che usano droghe non riesca a farle rientrare nella definizione di “persone”?. Il termine consumo, se si riferisce alle droghe, lo infastidisce. Anzi, Cantelli tuona contro la riduzione del danno e si domanda se ” per ignoranza, cecità ideologica o malafede che si continui a parlare di riduzione del danno, uso compatibile e stigmatizzazione del tossico anzi del consumatore come oggi viene definito con orrendo ma rilevatore neologismo…” . Viene da domandarsi se non abbia sbagliato il giornalista nella nota biografica: vicepresidente del gruppo Abele? viva le organizzazioni con molte anime ! perchè io come molti lettori, educatori, operatori, consumatori, è proprio su edizioni gruppo Abele che ho visto esporre in maniera scientifica tesi approfondite sulla riduzione del danno, sull’importanza del linguaggio e su uno sguardo altro riguardo il fenomeno del consumo di droghe. Ma questi in fondo sono affari del Gruppo Abele e di cosa rappresentano le loro cariche istituzionali ( le proprie idee? sbaglio se sembrano in conflitto con quelle del gruppo? ) Quindi secondo Cantelli è preferibile “Tossico” a ” consumatore” chi sa cosa ne pensa di ” persona che usa droghe” magari lo vede come una contraddizione in termini…Ma da buon filosofo eccolo indossare le vesti del saggio maestro, lui va dai giovani e gli spiega la situazione, non vede l’ora di aver platea per annunciare tre grandi verità: la droga è diventata un esperienza banale, lo ha deciso lui, non contano più nulla le vostre emozioni distorte, il vostro stupefarvi, non conta nulla se avete l’impressione vi sia utile, non conta nulla di voi perchè c’è Cantelli, ascolto attivo e non giudicante, che ha capito tutto, “futuri tossichelli” sembra quasi gli scappi e lo trattenga, drogarsi e farvi i tatuaggi che ci spendete pure i soldi è banale, nulla a che vedere con l’introspezione mistica di quando si bucava lui. Secondo : la vita, la luce, l’illuminazione, la passione, l’esistenza, un po di pubblicità progresso adeguata al fine intellettuale che è lui e il concetto è bello pronto, altro che ridurre il danno, se hai una passione di vita il danno lo eviti. Poi se non la hai devi trovarla ad ogni costo, magari ti incateno….ah no mi sono confuso non era Cantelli quello delle catene e la redenzione ad ogni costo, ma Cantelli lo conosceva bene un altro redentore ad ogni costo, un’altro che aveva capito lui e doveva farlo capire agli altri ad ogni costo. Terzo:il tossico non vive, sopravvive è qui il nostro la dice tutta sul rispetto e la dignità che oggi noi nella giornata internazionale delle persone che usano droghe pretendiamo e rivendichiamo. Cantelli può pensarla come vuole sulle droghe, ma le persone sono persone, se il suo astio contro le sostanze lo trasferisce alle persone, chiamandole “tossiche” lui vice presidente del gruppo Abele, mi fa anche un certo effetto. La persona che usa droghe, che può avere o meno un consumo problematico, prima di tutto è una persona, un cittadino con diritti e doveri, e che in un contesto proibizionista vede minacciati i suoi diritti. Questo è il primo punto Dott.Cantelli. Poi la persona può avere problemi e sul senso, significato, utilità percepita, utilità reale che la sostanza ha e potrebbe avere nella sua vita è tutto un discorso profondo verso il quale, essere un ex non da alcun diritto sulla verità. D’altra parte Cantelli non può comprendere la profondità e l’importanza reale che la riduzione del danno da alla vita umana: lui infatti non ha la stessa accoglienza incondizionata e lo dimostra con le sue parole, lapidarie, taglienti, giudicanti. Conclude poi il Dott.Cantelli con una frase che mi ricorda Sordi nel Marchese del Grillo: perchè io so io e voi…lui infatti non è un subumano che ha incontrato il metadone o la riduzione del danno…no lui ha visto la luce per sua fortuna ..e voi che non avete avuto questa fortuna….vivrete nelle tenebre! il tono un po è questo ma oggi è il giorno giusto per dire al Dott Cantelli che essere una persona che ha avuto esperienza di consumo problematico o di dipendenza ( ma non ” ex tossico” Cantelli no !!) , essere filosofi, essere fini intellettuali non è sufficiente per accogliere la diversità, per rispettare la vita e offrirgli strumenti pratici e teorici perchè indipendentemente dall’utilizzo di una sostanza, sia una vita degna di essere vissuta.

Alessio Guidotti

1 thought on “Fabio Cantelli, le droghe, l’approccio intellettuale e il giorno giusto per dirgli qualcosa”

  1. A me sembra che gli argomenti di Cantelli non siano campati in aria, tutt’altro. Poi direi che una vita senza dipendere da sostanze sia più confortevole che dipendendo. Ma non perchè alcune persone siano migliori di altre. Semplicemente perchè, a mio avviso, disponendo di condizioni adeguate non è precluso ad alcuno il superamento della dipendenza (e tantomeno il mancato accesso).
    Buona giornata!

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